Quando vedo Duah mi sento morire, non riesco più a seguire nulla di quello che dice la Guida. Mi fisso le mani, sorridendo come una stupida, oppure lo schermo esterno finché non vedo i singoli pixel e l’illusione della prateria o quella del mare svaniscono. Sono schermi antichi, di quando costruirono questa cupola, una delle prime.
La Guida insiste che servivano ai coloni per non impazzire in uno spazio così piccolo, ma a me sembrano stronzate. Io cosa sia una prateria o il mare non so neanche immaginarlo: a volte sogno un prato verde e una corsa infinita, ma è un incubo. Nessun punto di riferimento, nessun muro, un vuoto assoluto che mi stringe il cuore. Impazzirei se dovessi trovarmici in mezzo, sempre ne esistano ancora. La Guida dice che probabilmente nel quadrante 4 ce ne sono di ricostruiti, ma non possiamo vederli. Dopo la guerra, la terra ha tagliato tutti i contatti. Meglio, dico io, mentre la Guida si rattrista. Dovrei parlarne al Segretario, ma la Guida non è male. Mi dispiacerebbe se sparisse.
Duah ha dei capelli lisci lunghi fino alle spalle. Ha un permesso speciale per motivi religiosi, ma non ne parla mai. Nessuno ne parla, altrimenti finirebbe a pugni. Non è un tipo a cui piaccia essere al centro dell’attenzione. In fisica è uno dei migliori, ma in storia universale e storia marziana arranca. L’anno scorso abbiamo preparato insieme un progetto e ci siamo toccati per un pomeriggio intero. Lui è venuto una volta, io due: era contento. Avrei voluto ricapitasse, ma non si possono fare favoritismi.
“Le insopportabili diseguaglianze portarono alla disperazione e la disperazione alla rivolta. Quindi possiamo dire che la terra è stata vittima di?”
“Sé stessa” rispondiamo all’unisono.
Duah mi guarda e io sorrido. Cazzo, mi darei uno schiaffo da sola: sembro una bimba. Mangiamo nella stessa mensa di circoscrizione e anche lì finisce che lo fisso. Non va bene, non va per niente bene.
“Marte, invece, grazie alla redistribuzione, alla fratellanza e alla comunità è riuscito a?”
“Creare un nuovo modello di sviluppo per gli uomini e il mondo”.
Duah dice cose come: “Lo sai che l’80% del bilancio planetario va all’esercito?” E finiamo a discutere per ore su cosa sia la libertà. Io dico: “Libertà senza pane è libertà di morire di fame” scandendo a ritmo lo slogan che ripetevo da Piccola Colona. Allora lui abbassa ancora di più la voce e dice “Vogliamo il pane e vogliamo le rose” che io non avevo mai sentito prima. Ho dovuto controllare sul database per capire cosa volesse dire.
“È quindi nostro dovere esportare questo modello per?”
“La felicità di tutti”.
Qui il protocollo mattutino prevederebbe che tutti esultassimo, urlando, scaricando tensioni e dubbi, ma quello ormai lo fanno solo i bambini del Ciclo Base. Noi ci limitiamo ad un applauso svogliato e la Guida non dice nulla.
Duah non crede che sulla terra esistessero così tanti poveri e così pochi ricchi, “Non l’avrebbero permesso” dice sempre. E io sto in silenzio perché tutti i manuali di storia dal Ciclo Base in poi dicono il contrario, ma non mi va di farlo innervosire. “Sono come noi, sai. Pensi che noi lo permetteremmo?” E penso di no, che su Marte non ci sarebbe mai nessuno che muore di fame. Penso anche che forse non siamo proprio come loro: sono buffi, con tutti quei colori diversi, biondi, castani, bianchi, neri, occhi azzurri, verdi.
Mentre torno a casa guardo la distesa di cupole che svanisce all’orizzonte. Mi rattristo se penso che Duah prima o poi finirà per farsi riformare. E poi che non dovrei legarmi così, che nessuno è così importante. Chissà sulla terra che nome danno a questa sensazione.
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