Come posso dire «amore»? Come un lago che straripa, acqua scura e melmosa, sporcando panchine e chioschi? Lo sento crescere inevitabile e lento, spinto da ghiacciai e piogge così lontane da crederle irreali. Raschia per giorni, per settimane, per mesi: un vecchio argine cede e il lago è fuori e dentro e dappertutto. Per non annegare afferri pali e ringhiere, spingendo sott’acqua vecchi e mamme con passeggini. Non te ne frega niente, vuoi solo rimanere a galla.
Troppa grazia | Solo per noi
– Ma dove stiamo andando? La macchina sbandò appena mentre frenavo davanti a un bivio che, ero sicuro, non doveva esserci. – Sono tutte uguali queste colline. – Lo sai vero che i giapponesi vengono apposta a fotografarlo, questo panorama? Senza queste colline la macchina che hai sotto il culo non te la potevi permettere. – Non c’entrano nulla i giapponesi. Parli sempre così, senza sapere un cazzo.
Sulla mia pelle | Noi
Siamo così soli che cerchiamo compagnia nelle nostre divise. Non cattivi, no: giusti. Di una giustizia superiore alla legge. Siamo così deboli che a fatica riusciamo a dire no se qualcuno ci guarda storto. Quando siamo insieme, spalla a spalla, siamo capaci di ripulire lo schifo. Siamo così spaventati che basta un topo di fogna, affamato, a farci fremere il cazzo con un’erezione maestosa che esige soddisfazione e vendetta. Siamo l’ultima trincea che tiene a bada spacciatori, zecche, ladri, quegli stronzi che guardate storto per strada, che sgasate ai semafori.