di Matthew Licht
Un quadro di Ferdinand Hodler si mette in moto. È una processione degli anni, della carne. Donne non più giovani danzano con l’ausilio e l’istruzione del loro maestro un po’ più giovane. Le smuove, enfatizzando i movimenti e i gesti di cui sono ancora capaci con le mani. Ha un tocco per nulla imperioso, anzi rispettoso e umile. Il gruppo abita lo spazio spoglio, la luce gentile. Vanno del loro passo verso il sipario nero in fondo. Viene buio.
Una giovane appare, si sdraia rivolta al nero e si muove con sforzo, quasi sgraziata ma seria. Arrivano altre danzatrici. Si muovono secondo istruzioni del coreografo. Devono imparare, interpretare le sue idee sul movimento. Stanno strette, si imbattono l’una nell’altra in certi momenti, in altri momenti si sostengono tra di loro per mantenere delle posizioni difficili. Come avevano fatto le donne più anziane, prima.
Arti che si dibattono furiose ricordano una conturbante ripresa di un vecchio documentario sul mattatoio pubblico di Parigi. La carne non può stare ferma, neanche negli ultimi momenti.
La carne scade, si decompone. Su questo tema è stata composta musica.
Le signore anziane sono il futuro delle ballerine, o forse le giovani sono loro in gioventù. Le danzatrici invecchieranno graziose, se certi cretini smetteranno di inviare Sms mentre guidano.
Saremo sempre più insieme, al mondo, sempre più pigiati. Ci può essere grazia, serenità e dignità anche nella prossimità, se ci muoviamo insieme, se ci assistiamo a vicenda nei movimenti, negli spostamenti. Forse ciò è possibile solo in teatro, sotto la direzione di un grande artista e maestro.
Anche il mondo dei morti è affollato. La principale differenza tra vivi e morti è che i primi si muovono.
Gioia, vedere ricomparire le signore per stare con le danzatrici sudate.
Il mare sarebbe l’origine della vita sulla terra. In teoria, un meteorite si è schiantato nella sua acqua già salata, quel brodo irrequieto in attesa della scintilla giusta. Da quell’esplosivo incontro nasce il movimento. Un’onda gigantesca, tale quella rappresentata dall’artista giapponese e poi scelta dal musicista francese per il suo primo LP, o qualcosa del genere.
Esiste un gruppo musicale di nome Dead Can Dance. Forse hanno ragione.
Quadri, libri, dischi, spartiti, coreografie sono dialoghi tra morti e vivi. Noi eravamo ciò che siete. Voi sarete ciò che siamo. Intanto balliamo.
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