di Viola Valery
L’altra sera ho pensato che l’essere andata così tanto al cinema, e in così tanti cinema, è una delle cose che ha reso la mia vita una bella vita. Forse mi ripeto, ma lo faccio volentieri, perché le cose importanti sono poche ed è buono ribadirle: andare al cinema SPACCA, e quando me ne dimentico, e poi ci ritorno, mi commuovo sempre un po’. È come quando mi fisso al telefono per qualche ora per poi ricordarmi che c’è una persona nella stanza con me, dopo che quest’ultima mi ha richiamato all’attenzione; guardarla negli occhi e sentirmi cretina per averle preferito quei brutti reels su Instagram. Le sale sono anche uno degli unici posti in cui in teoria il telefono deve essere spento, aka uno degli unici posti in cui si può ancora essere irraggiungibili…mi sembra molto importante. Andare al cinema è come dedicare un intero pomeriggio al sesso, o farsi una passeggiata. Anzi organizzare i propri impegni in funzione al sesso e alla passeggiata e non vice-versa. Sono tutte azioni politiche nella mia visione.
Per tornare al cinema a volte c’è bisogno di una spinta, un aiuto.
Da quando mi sono laureata a settembre ho pensato (quasi) esclusivamente a trovare lavoro, il nemico numero uno dell’andare al cinema. Certo, as i was moving ahead occasionally i saw briefs glimpses of beauty, ma diciamocelo, un inverno senza cinema è un inverno in cui qualcosa non quadra. Ho visto i film a casa, a mezzo, sciattamente, e diverse serie netflix con B., prima di addormentarci. Io e B. abbiamo accennato all’andare al cinema per mesi senza riuscirci. In tutto questo la notizia della chiusura del cinema Odeon, a conferma della mia sensazione che viviamo in “tempi bui”.
A novembre per una settimana ho lavorato come driver per Lo Schermo dell’Arte, noto festival di cinema e arte contemporanea a Firenze. Il mio compito era trasportare registe, registe, attori, curatori d’arte dall’aeroporto ai grandi hotel e viceversa. Avevo comprato uno spry per oli essenziali per profumare la macchina che ha messo tutti d’accordo, sia i documentaristi controversi che quelli risolti. Ho avuto una discussione accesa con Andres Serrano sul successo di Taylor Swift, e Andrea Lissoni mi ha parlato di Monaco che a quanto pare somiglia a Firenze. Col fatto che ero sempre in macchina non sono riuscita ad andare a vedere nemmeno un film del festival. L’ho solo sognato tra un pieno e l’altro.
Poi finalmente, un piovoso pomeriggio di gennaio, la mia amica F.F ha preso la situazione in mano:
“Io vado alla Compagnia a vedere Triangle of Sadness, se qualcuno vuole venire il film è alle 18.30”
Un messaggio pulito, sobrio, definitivo. F.F è una seria. Si veste bene, arriva cinque minuti in anticipo, prende i posti migliori e non si schioda dalla poltroncina fino alla fine dei titoli di coda. Io ci ho riflettuto un po’, poi ho messo da parte il lavoro e l’ho seguita, come se fosse una chiamata alle armi. Ho indossato un completo elegante che indosserei a messa se ci andassi, e sono rimasta con lei al bar del cinema a bere spritz fino a tardi, parlando del film, pensando che una vita giusta è una vita nella quale il pomeriggio si va al cinema con le amiche.
Da quel momento ho accettato tutti gli inviti, come se stessi allenando un muscolo atrofizzato. Sono seguite ore felici al Portico -dove non sapevo ci fosse un gattino -a vedere le Otto Montagne con mia madre ed L. , e per la serata Frankenstein Junior. Mi sono riabituata così bene che ho iniziato io stessa a proporre di andare al cinema, non pour parler, ma fornendo orari e opzioni diverse. Nel farlo ho provato una sensazione di benessere e completezza, come se la ruota avesse riniziato a girare.
Poi, come a simboleggiare la rinascita, la riapertura del cinema Astra. Un raggio di luce divina.
Il cinema Astra negli anni ’20 si chiamava Metropolitan, se avete visto Amici Miei o se avete vissuto negli anni ’80 ve lo ricorderete. Chiuse nel 2014, e nel 2017 lo comprò una banca, praticamente un incubo. Ora è riaperto, e la direzione artistica è dello Stensen, praticamente un sogno.
Pochi giorni fa, il mio bisnonno ci ha lasciati, dopo un secolo di vita. Il giorno del funerale è stato ventoso e triste, e per consolare mia madre le ho proposto di andare a vedere “Tutta la Bellezza e il Dolore”, in questo Astra nuovo di zecca. In piazza Beccaria c’è quella che mi piace pensare sia una magnolia in fiore, e ho pensato: bellezza e dolore.
Nel nuovo Astra non c’è il bar, e un po’ ci siamo rimaste male perché volevamo ingozzarci di dolciumi, ma poi parlandone ci siamo trovate d’accordo sul fatto che sia bello andare in un cinema che è radicalmente cinema, che ti invita a concentrarti solo sul film, senza distrazioni culinarie. L’entrata è spoglia e a me ricorda una navicella spaziale come le rappresentavano nei film degli anni ‘70, super cool. Abbiamo lodato l’arancione e il blu della sala, e la scelta di avere pochi posti. La settimana dopo davano I guerrieri della notte e questo ci ha esaltate. Il vecchio nel nuovo e il nuovo nel vecchio. Il film su Nan Goldin ci ha fatto piangere in un modo buono. Siamo tornate a casa felice e guarite dal nostro male. Ci siamo ringraziate a vicenda per l’idea di andare al cinema in quel tetro giorno.
Ieri cercavo una fine per questo racconto confusionario, il quale senso è che dovremmo invitarci più spesso al cinema, e accettare più spesso quando ci invitano, se si può, lasciare il lavoro da parte a volte. Dovremmo andarci in pigiama alla fine di una lunga giornata, all’ultimo, o aspettare tutto il giorno quel momento. Insomma cercavo una fine per questo racconto e B. mi ha chiesto di andare a vedere “Everything all at Once”, al cinema Space, che al contrario dell’Astra ha un’intera parete ricoperta di dolciumi. Dovevo finire il racconto e mandare delle mail (la mamma delle mail e’ sempre incinta) ma dovevo soprattutto praticare quel che predico, quindi sono andata. Abbiamo mangiato patatine e bevuto coca cola felicemente, il film non ci è piaciuto. Però oggi ho una storia in più da raccontarvi e tanto lavoro arretrato.
Vi diro’, preferisco così.
Caterina dice
È bellissimo grazie
Cesare dice
Mi hai fatto sorridere e pensare, senza fronzoli, con voce autentica, con la ricchezza che si nasconde dentro le piccole cose. In fondo penso anch’io che una vita giusta sia quella in cui il pomeriggio si va al cinema con una amica.
annarosa dice
leggerti, se può interessarti, è stato come vedere un episodio di una serie che promette essere molto interessante grazie