Il tuo nome è Yorgos Lanthimos. Stai bruciando. Vengo a te. I tuoi ricordi sono i miei.
Il tuo nome è Yorgos Lanthimos. Stai bruciando. Vengo a te. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo rubato negli stessi negozi. Caramelle. Pezzi di pane. Giornalini per adulti. Stai bruciando. I miei ricordi sono i tuoi.
Il tuo nome è Yorgos Lanthimos. Da sempre ci consideriamo della stessa famiglia. Abbiamo dormito nello stesso letto innumerevoli notti, mentre dal cielo pioveva, mentre dal cielo non pioveva. Abbiamo litigato per un pezzo di coperta in più con cui scaldarci dal freddo. Ci siamo raccontati i nostri sogni la mattina, condiviso il cibo rubato. Stai bruciando. I nostri ricordi sono tuoi.
Il tuo nome è Yorgos Lanthimos. Abbiamo cantato insieme nelle strade della città. La nostra voce era una cosa sola. Tu tenevi le mani in tasca, io rivolte verso l’alto. Mi dicevi: fa freddo, non disperdere inutilmente il tuo calore. E quando poi i palazzi di Chișinău erano diventati il nostro habitat globale, ci arrampicavamo su una vecchia torre che un tempo serviva da osservatorio astronomico e guardavamo il sole calare giù tristemente dietro al quartiere sovietico. Le nubi grigie facevano da specchio per gli ultimi raggi del nostro astro. Ti accendevi una sigaretta facendo attenzione a non sprofondare nell’amianto sgretolato dei palazzi abbandonati. E quando il buio era completamente calato, l’unica luce che rimaneva era il tizzone del tuo tabacco. Stai bruciando. Sulle pareti disegni di un’epoca passata: scritte di protesta politica o urla di rabbia contro le ingiustizie sociali. Poi tiravi fuori la tua fiaschetta di metallo contenente un alcolico che ardeva nello stomaco addirittura prima di cominciare a berlo, e lo bevevi e me lo passavi. Era allora, in quell’oscurità moldava, in quel freddo senza ritorno, là all’osservatorio, che ci raccontavamo delle nostre famiglie. I tuoi ricordi sono i miei. Toccavi le cicatrici sul tuo corpo e mi dicevi di quando eri rinchiuso nella villa dove eri nato. Volevi solo scappare. Adesso che sei scappato, stai bruciando. Io brucio con te. Siamo due tizzoni ardenti. I nostri ricordi sono i nostri ricordi. E oltre non c’è più storia.
Il tuo nome è Yorgos Lanthimos. Abbiamo provato piacere a scappare via, oltre quello steccato del nostro giardino. Lo steccato che ci avevano detto fosse invalicabile, i miei ricordi sono i tuoi. E quando finalmente abbiamo varcato quel confine, uscendo dal cancello, ecco che abbiamo trovato questo mondo, che è una periferia abbandonata, orribile, abbandonata. Se solo potessimo tornare indietro, in quella prigione, allora forse potremmo essere nuovamente felici. E invece stiamo bruciando. I nostri ricordi sono vostri. Il mio nome è Yorgos Lanthimos.
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