Ho scelto di cancellarmi dal Social Network di Mark Zuckerberg perché avevo un problema di dipendenza: lo guardavo non saprei quante volte al giorno, ma direi che siamo nell’ordine di… non ne ho idea.
Mi verrebbe da dire cento volte al giorno.
Magari per pochi secondi, giusto per vedere se c’erano notifiche. Altre volte le visite erano di maggiore durata. Comunque non ho un’idea precisa di quante volte ci andavo, forse cinquanta volte in un giorno, forse di più, forse esistono anche delle app che ti dicono quante volte vai su Facebook, comunque non è quello il punto.
E così mi sono cancellato, anzi mi sono disattivato, che magari un giorno starò meglio e ci torno. Comunque questo è un ipotetico episodio di Black Mirror in cui si parla di un tizio che si cancella da Facebook.
Prima settima:
Sintomi: Orrore. Va su Google e scrive in automatico la F di Facebook. Guarda compulsivamente la mail. Guarda compulsivamente Whatsupp. Scrive agli amici su Whatsup per sapere cosa è successo su Facebook. Capisce dai discorsi di alcuni amici che in sua assenza si è creato un certo dibattito su un argomento, di cui non sa nulla. Perché su corriere.it non se ne parla e non se ne parlerà mai.
Inscrizione a Netflix. Apatia. Divano. Musica ininterrotta di sottofondo.
Seconda settima:
Sintomi: Disorientamento. Riattivazione del vecchio e inutile profilo Twitter. Continua a aprire Google e scrivere nella barra in automatico la F di Facebook. Guarda la mail cinquanta volte al giorno. Esce di casa come in una deriva situazionista. La gente che un tempo lo salutava, non lo riconosce più. Sentimento di essere ai margini del consorzio umano. Riscoperta di occupazioni desuete, tipo andare dal sarto, far mettere toppe d’alcantara sui gomiti lisi. Far cucire dal sarto cinese, rapidamente diventato il nuovo miglior amico/terapeuta, tutti i pantaloni bucati, e da anni lasciati in un angolo.
Terza settima:
Sintomi: Scrive messaggi a vecchi amici. Risponde ai messaggi dei vecchi amici. Risponde a tutti. Sfoglia la rubrica su Whatsupp. Scrive messaggi di saluto generico. Come va? Scrive sms a vecchi amici senza Whatsupp. Che facevi?
Divano. Netflix. Libri. Libri in biblioteca. Legge libri in un idioma che conosceva, ma che credeva aver dimenticato. Esce per strada con la sensazione di essere in una città straniera. Si ritrova la sera in un posto affollato e dice: non conosco più nessuno in questa città. Fa volontariato. Risponde alla mail del posto dove un tempo faceva volontariato, per scusarsi.
Quarta settima:
Sintomi: Accettazione. Smette di guardare di nascosto la pagina Facebook di In fuga dalla bocciofila, che può comunque controllare anche senza un account Facebook. Smette di controllarla di nascosto venti volte al giorno. Smette di guardare compulsivamente mail e Whatsupp. Smette di ascoltare musica ininterrottamente. Smette di mangiare carne. Si guarda allo specchio e vede uno sconosciuto. Porta subito qualcosa dal sarto cinese. Va al cinema tre volte a settimana. Vede tutto. Vede ciò che non esce al cinema, su internet, la notte. Fa docce prolungate. Calde. Scrive mail a vecchi amici. E-mail lunghissime. Rilegge vecchi testi che non ricordava nemmeno di aver mai scritto. Ne apprezza alcuni. Legge tutto ciò che c’è di leggibile in casa. Va a trovare parenti che credeva defunti.
Quinta settima:
Sintomi: Oblio. Cammina rasente ai muri. Indossa sempre occhiali da sole. Fa ricerche su wikipedia. Inizia la stesura di un romanzo storico. Inizia una pratica ascetica basata sul nutrirsi di solo urina. La propria. Autoflagellazione. Comunica con voci. Si sente accerchiato. Allontanamento dalle case dei parenti che aveva ricominciato a visitare compulsivamente. Licenziamento giustificato dal posto di lavoro. Rifiuto di ogni abitudine. Partenza per un viaggio mistico nel cortile di casa. Abbandono giustificato da parte della fidanzata. Vagabondaggio. Percosse della polizia e di altre comunità di non abbienti/spostati. Isolamento. Dorme su divani lasciati perché la nettezza urbana li ritiri. Cuffie di colore verde. Stazioni.
Sesta settima:
Sintomi: Vertigine. Mangia rifiuti e piante nei parchi pubblici. Percosse. Chiede ospitalità al vecchio amico sarto cinese. Sfruttamento dello stesso come schiavo no stop, nella sua bottega stile fine ottocento, solo con il divieto di fumare. Inizio di una nuova vita, rinascita nel lavoro diciotto ore al giorno. Cibo cinese ottimo. Risponde ogni tanto alle telefonate di Gran Madre, mentendo che va tutto a meraviglia, solo che il part-time di una volta si è un po’ flesso. Grande perizia nella cucitura degli orli. Primi fondamenti della lingua cinese. Ascolto a-sistematico della musica, per lo più orientale, ma non solo. Allegria ingiustificata.
Settima settimana:
Sintomi: Deflagrazione. Mangia licheni che crescono sul lato nord delle Poste Centrali. Orli. Cineforum. Matinée. Cerca i vecchi amici per strada. Va nei supermercati a cercare i vecchi amici. Allontanamento dall’ex posto di lavoro, allontanamento dalla zona in cui abitava con la fidanzata. Percosse da parte della polizia, dei vecchi amici, dei non abbienti/spostati, percosse dal sarto cinese. Scrittura di brevi poesie con tema stagionale. Scrittura di un episodio ipotetico per la serie Black Mirror 4. Invio del testo a uno dei membri della bocciofila. Va nelle biblioteche per spiare di nascosto l’esito del pezzo sulla pagina Facebook. Allontanamento dalla biblioteca. Abluzioni nei fontanelli antistanti.
Ottava settimana:
Sintomi: Catarsi. Attivazione di un nuovo profilo Facebook. Resurrezione. Bagno di realtà: due amici. Ritorno alle abitudini di un tempo. Primo panino da McDonald’s dell’umanità. Cenere in testa. Volantinaggio. Coi soldi del volantinaggio acquisto di una bici, venti euro, davanti alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Fedora, Deliveroo. Ascesa sociale. Foto profilo in bassa, ma sorridente. Riattivazione del prestito, anche inter-bibliotecario. Segnali di disgelo. Gennaio. Slitte e risate con compagni di sventura. Gruppo chiuso su Facebook e Whatsup. Evento importante, owner presso me stesso. Nuove richieste di amicizia. Ha capito, riparte.
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