Jack Nance †
Michel J. Anderson, l’attore che ha interpretato il nano della Loggia nera in Twin Peaks, il 16 agosto 2015 ha pubblicato su Facebook uno strano post dal quale si evincerebbe che David Lynch, oltre a essere un famoso regista, sarebbe anche uno stupratore incestuoso, un assassino e un manipolatore.
La parte riguardante l’assassinio si riferisce alla morte sospetta di un altro attore di Twin Peaks, nonché protagonista di Eraserhead: Jack Nance.
Ubriacone e rissaiolo, Jack Nance era stato soprannominato da People Magazine l’“Elvis dell’alienazione” (e se è tosta essere Elvis, provate voi a essere l’Elvis dell’alienazione).
Una sera, nel parcheggio della Winchell’s Donut House, a South Pasadena, Jack Nance incontrò due ispanici.
Sbronzo e traballante, prima di risalire in macchina urlò loro che avrebbero dovuto tagliarsi i capelli e trovarsi un lavoro, non necessariamente in questo ordine.
Uno dei due, senza stare troppo a pensarci, lo stese con un destro all’arcata sopracciliare.
Il 29 dicembre 1996 due amici lo incontrarono a pranzo e notarono l’occhio nero.
– Non vado all’ospedale, me lo merito – disse Jack.
Il giorno dopo fu ritrovato morto nella lavanderia di casa e la polizia pensò che fosse a causa dell’ematoma che gli si era allargato nella testa.
Ricontrollando i filmati della telecamera posta fuori dalla Winchell’s Donut House ci si rese conto però che nessuna rissa era stata impressionata dalla pellicola e che il parcheggio esibiva la solita immagine realistica della vita, una vita tranquilla e transeunte.
Kelly Jean Van Dyke †
Cinque anni prima di morire Jack Nance aveva sposato in seconde nozze la nipote di Dick Van Dyke, lo spazzacamino di Mary Poppins, Kelly Jean Van Dyke, una pornostar (che in seguito al matrimonio adottò il nome d’arte di Nancee Kellie).
In prime nozze aveva sposato un’altra attrice nota per aver interpretato una certa signora Ceppo, morta nel 2015 dopo aver girato il 15mo episodio di Twin Peaks 3 in cui annuncia: la morte non è la fine, è solo un cambiamento.
In quel periodo, per un’orrenda ironia, Jack era faticosamente sobrio da alcuni mesi e il suo sponsor era un vecchio allampanato che giocava a freccette di nome Gideon. Kelly Jean, al contrario, abusava di numerose sostanze – tra cui gli adorati barbiturici – ed entrava e usciva dalla riabilitazione.
Quando i due stavano girando Meatballs 4 Jack le telefonò per dirle che il loro matrimonio era finito e lei minacciò di suicidarsi; scoppiò un violento temporale e le linee telefoniche saltarono. Jack allora provò invano a ricontattarla e quando finalmente riuscì a entrare nell’appartamento il corpo splendido di Kelly Jean pendeva rigido e viola da una corda.
Fu allora che Jack decise che sarebbe ricaduto nell’alcolismo come il tuffatore di Paestum entra nei flutti marini.
Natalie Wood †
Anno 1972.
Ventimila salme di soldati italiani solcano il mare da Tripoli a Bari per la ridislocazione stabilita da Gheddafi.
Ad Ancona ha luogo un forte terremoto nel quale nessuno muore per i crolli – muoiono però una donna di 52 anni e un uomo anziano, di spavento.
Il purosangue Ribot, il più forte galoppatore di tutti i tempi, muore a vent’anni per un’emorragia interna.
George Sanders si suicida con i barbiturici a Barcellona senza un ripensamento.
Giangiacomo Feltrinelli deflagra.
Federico IX di Danimarca ha un infarto.
8 persone bruciano all’aeroporto di Manila.
A Derry la polizia spara e uccide 13 persone.
Un aereo con a bordo 112 persone precipita contro i monti a Shariah.
Natalie Wood, l’attrice diventata famosa da bambina con Il miracolo della 34ma strada, cresciuta attraverso Gioventù bruciata, Sentieri selvaggi, West Side story e Splendore sull’erba di Elia Kazan, si risposa con Richard Wagner.
– Ricominciamo dove avevamo iniziato, dove avremmo dovuto restare – dichiara.
Le cose sembrano mettersi bene. Hanno una figlia. I ruoli però scarseggiano.
Riporta il suo biografo Gavin Lambert (che morì praticamente senza più fiato di fibrosi polmonare il 17 luglio del 2005 e che fu amante del regista di Gioventù bruciata Nicholas Ray, che a sua volta morì la stessa settimana di Marion Mitchell Morrison, in arte John Wayne, morto per un cancro allo stomaco, il 16 giugno del ’79, per un cancro ai polmoni) che la frustrazione le causò una forte dipendenza da antidolorifici e vino bianco.
Suo marito si godeva invece il successo della serie televisiva Cuore e batticuore, che andò in onda negli Stati Uniti dal ’79 all’84.
Presa dalla disperazione la Wood accetta un ruolo nel film Brainstorm dove conosce Christopher Walken.
Per la festa del ringraziamento, Wood, Walken e Wagner salgono sul panfilo Splendour e salpano al largo dell’isola di Santa Catalina.
Guadagnando il mare aperto Wagner pensa a quelle che chiama “frivolezze esistenziali”, fa sesso con sua moglie e beve, sorseggiandoli, alcuni bicchieri di Château d’Yquem.
Si dice che Walken, più giovane e bello di Wagner, fosse causa di gelosie profonde nel marito ormai cinquantunenne. Si dice che Walken attentasse al di lei onore. Si dice che facessero cose a tre. Dice lo skipper che Wagner urlò e la Wood sbatté la porta. Dice (sempre lo skipper) che Wagner ruppe il collo d’una bottiglia e minacciò Walken di andarsene dalla barca.
Fatto sta che la Wood si allontana in camicia da notte e calzini, scende al dinghy e, alcune ore dopo, viene ritrovata a galleggiare faccia in giù, dimentica ormai di respirare, con alcuni ciuffi di capelli intrecciati a formare casuali mandala prodigiosi.
Negli anni a venire Wagner avrebbe sofferto di episodi criptoamnesici – avrebbe ricordato di averla uccisa lui di botte, Natalie Wood (il corpo era pieno di lividi, come diceva il rapporto del vice sceriffo della contea di Los Angeles John Corina, morto per un’autocombustione) – e avrebbe mal sopportato ogni tipo di calzatura e di scoop sensazionalistico, i peli incarniti, Hollywood e la vita in generale.
Belinda Lee †
Se vi capita di essere a Roma, e a Roma di camminare nei pressi della Piramide Cestia, entrate allora nel cimitero acattolico e cercate la tomba di Belinda Lee, morta a 25 anni in un incidente automobilistico sulla strada tra Las Vegas e Los Angeles, vicino a San Bernardino, il 12 marzo 1961, quando l’autista Nino Falenga perse il controllo della vettura sui 130 km/h, e il suo uomo Gualtiero Jacopetti, (che in quei giorni stava girando La donna nel mondo, e che sarebbe diventato famoso e famigerato con Mondo cane), seduto dietro la strinse forte a sé mentre una gomma scoppiava e la macchina volteggiava impazzita, la strinse a sé con tutta la forza finché la fisica non fece il suo corso e gliela strappò via. In seguito allo sbalzo Belinda venne quasi decapitata, come ricorda Rossano Brazzi che sfrecciando di lì per caso, per la stessa ventosa strada nel deserto, la vide che aveva appena esalato l’ultimo respiro tra le braccia di un poliziotto.
– Nonostante le ferite, era la cosa più bella che avessi mai visto – disse poi ai giornalisti il tutore dell’ordine, tremando.
Vicino a lei, all’ombra della piramide eretta nel 15 a.C., dormono adesso il poeta Shelley, annegato a 29 anni al largo di Viareggio, e il poeta Keats, morto di tubercolosi a 25 anni come lei.
I loro nomi, come tutti, sono scritti sull’acqua.
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